Sarebbe completamente folle e sconsiderato pensare di affrontare un progetto dedicato alla ricerca storica della biodiversità e delle abitudini alimentari, senza parlare di un personaggio nato e vissuto nella mia vicina (e fino a meno di un secolo fa, anche capoluogo) Bologna: Ulisse Aldrovandi, per cui mi piacerebbe spendere due parole su questo uomo, vissuto tra il ‘500 e il ‘600 e inaugurare una serie di alcuni articoli dedicati a naturalisti, cuochi, scalchi e cronisti che contribuiscono con i loro scritti a questo percorso di ricerca che è Cornucopia.
Sin da ragazzino Ulisse era curioso e animato da un desiderio di apprendimento che rendeva il suo sangue fluido ed i suoi muscoli e le sue ossa vibranti di energia. Fuggì di casa poco più che bambino, appena una manciata di anni dopo l’incoronzione di Carlo V a pochi passi dalla sua abitazione, in una città ancora sbrecciata per i conflitti con la Francia. Ancora ragazzino, e preso dal desiderio di conoscere il mondo, si intrufolò a Modena dove si vestì con abiti da pellegrino per compiere un lungo viaggio verso il luogo di sepoltura dell’apostolo di Gesù Cristo, Giacomo, in Spagna. Un luogo oggi famoso col nome di Compostela. Forse fu quel viaggio che fece scattare in lui il desiderio di apprendere e catalogare tutte le bellezze naturali del mondo
L’importanza dei suoi lavori tuttora custoditi a Bologna sono tali che hanno influenzato persino personaggi come Linneo, che lo considerava il padre della Storia Naturale moderna. Per avere un’idea di chi sia Linneo: avete presente quella L. riportata di fianco a tutti i nomi delle piante e degli animali su Wikipedia? Ecco, lui.
Aldrovandi si dedicò ad una vita di studio, destreggiandosi tra la filosofia e la giurisprudenza che non erano quelle di oggi ma parte di un bagaglio culturale a tutto tondo di “uomo universale” che si è perso nei secoli. I suoi sforzi per classificare e catalogate tutto quello che poteva raccogliere e osservare avvenivano negli anni della costituzione dell’Archiginnasio e dell’Orto Pubblico, da lui gestito per decenni.
.Sotto molti aspetti Cornucopia rappresenta, in un certo senso, l’opposto del lavoro di Aldrovandi. I suoi sforzi erano mirati non solo a un’opera di identificazione circoscritta a un microcosmo culturale come può essere l’Italia, o al solo ambito della gastronomia, ma era proiettato su una visione universale. Erano gli anni successivi alla scoperta delle Americhe e probabilmente la curiostà di Ulisse era particolarmente stimolata da quelle che noi chiameremo forme di vita “alloctone”. Il suo pensiero era così incontenibile da essersi spinto fin nei territori della criptozoologia, in un mondo di mostri e chimere. Eppure nelle sue tavole mi sono perso giorni figurandomi come potevano essere quei frutti e quegli strani animali quattro secoli fa.
Oltre che ammirarlo come persona e innovatore, ed esserne affascinato dalla infinita curiosità, vorrei oggi invitare tutti a sfogliare le sue tavole o a visitare l’Orto e la sua collezione a Palazzo Poggi a Bologna. Le splendide tavole in parte illustrate lui stesso in parte dipinde da grandi artisti contemporanei, le centinaia di foglie e piante essiccate (Aldrovandi era allievo di Luca Ghini, sul quale torneremo in un altro post dove parleremo degli orti botanici), sono anche consultabili online.