Che la Mela Campanino, o Pomo di Modena com’era conosciuta al tempo, fosse estremamente diffusa al punto da diventare proverbiale nei secoli passati, non v’è ombra di dubbio. Sin dal medioevo i broli delle terre Estensi erano ricchi di meleti, che con ogni probabilità comprendevano anche questa varietà piccola ed estremamente tenace. Giorgio Gallesio, importantissimo botanico ligure celebre per l’opera Pomona Italiana non vide mai l’unità d’Italia o la nascita dei conflitti che portarono ad essa, ma viaggiò per i suoi territori ed ebbe modo di accennare alla nostra campanina appunto come “Pomo Modenese”, presente quindi in quantità già nell’800. Probabilmente il conte la vide stesa nelle aie delle campagne a prendere il sole, dove da verde opaco diventavano in pochi giorni di un rosso brillante. Pensate lo spettacolo. Non solo queste meline profumate non tenevano il gelo, ma anzi il freddo le rendeva più saporite. Anche a livello di conservazione, erano perfette. A settembre-ottobre si raccoglievano e rimanevano sode e profumate per mesi, senza frigoriferi o ghiaccio.
La Campanina rappresenta il territorio Emiliano (includiamoci anche Mantova visto che nell’800 era coltiovata più lassù che qui) nel suo significato più intimo di terroir. E’ rusticissima, forte, produce frutti meravigliosi sia cotti che crudi, in mostarde e conserve, cresce persino nel mio giardino (vedi foto) senza che io versi un goccio d’acqua. La mela campanina (si pensa debba questo nome più dialettale perchè i frutti screscono in coppia come due campanelle) è nell’anima di Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Mantova. Un po’ Gonzaga d’adozione ma molto Estense. E’ entrata per secoli nelle tradizioni rurali, un po’ acerba come splendida mostarda a Mantova, o più matura come mela della nonna con cui preparava le frittelle nelle nostre cucine.
L’erosione della mela avviene già a tardo ‘900 però, questa volta non possiamo dar colpa all’Atlantico. Secondo il mirandolese Vilmo Cappi stava scomperendo già nel 1900. La sua pasta “sembra marmo”, diceva il nostro.
Sarebbe adesso scontato che riportassi una ricetta Cornucopia storica come quella della mostarda Mantovana, ma ho deciso di riserbarmi un articolo intero dedicato al meraviglioso mondo delle mostarde e dei suoi utilizzi attraverso millenni di storia nei prossimi giorni.
Mi rifarò invece a una ricetta del 1864, da l'”Enciclopedia del progresso” dove viene utilizzata per scopi antiinfiammatori. Non sorprende che le ricerche scientifiche su questa mela abbiano evidenziato un contenuto di antiossidanti enorme (quattro volte altre varietà commerciali), d’altronde sono sistemi di difesa per la pianta stessa, che non viveva coccolata in frutteti immensi ed irrigati come oggi.
Ah, la campanina anche tantissima pectina, usate queste se le trovate per le vostre confetture fatte in casa, ne bastano pochi spicchi.
Infiammazione d’occhi: tagliansi due fettine del centro del pomo di Modena, ( questo è il
Da l'”Enciclopedia del progresso”, 1864
migliore ) , levandone i granelli , poscia applicando una di queste sopra cadaun occhio, alla sera nell’andar a letto infasciando bene la parte in modo che rimanga durante la notte, e se l’infiammazione sarà ostinata si ripete di bel nuovo l’operato da sette a nove giorni consecutivi.
L’esperienze ne hanno fatto vedere d’aver ottenuto sempre un felice risultato con questo semplice metodo.