Origini e Diffusione
Il Scarsafoglia è un vitigno minore della collina tra Modena e Reggio, che potrebbe essere giunto nell’area dalla vicina Liguria, dove è ancora presente con diverse denominazioni, tra cui Scimiscià e Frate Pelato.
Le analisi molecolari (Tabella Profili Genetici) non hanno tuttavia individuato particolari relazioni di parentela con altri vitigni locali.
- Sinonimi accertati: Scimiscià B., Frate Pelato, Genovese (Corsica)
- Sinonimie errate:
- Denominazioni dialettali locali:
- Rischio di erosione: Molto elevato
Uno Storia di Sopravvivenza
Negli anni ’90, il vitigno era ancora presente presso l’azienda Casali di Pratissolo di Scandiano (RE), che lo aveva conservato, mentre era quasi del tutto scomparso altrove. Basti pensare che il Censimento dell’Agricoltura del 2010 aveva rilevato solo 5 ettari circa di Scimiscià in tutta Italia.
Si tratta quindi di una varietà ad elevato rischio di estinzione. I biotipi Reggiani, giunti fino a noi con il nome Scarsafoglia, sono preziosi per preservare la possibile variabilità intra-popolazione.
Una Leggenda di Scandiano
Nell’area di Scandiano circola una leggenda popolare secondo cui la Scarsafoglia sarebbe stata introdotta dalla Grecia dall’ingegner Angelini all’inizio dell’Ottocento (AA.VV., 2013). Tuttavia, risulta elencata come Squarzafòja tra le uve coltivate nel Reggiano in un manoscritto del 1840, scritto dal dott. Vincenzo Bertozzi (Bellocchi, 1982).
Sempre in questo periodo, Gallesio (1839) menziona un vitigno denominato “Squarcifoglia o Vernaccia”, coltivato insieme a Spargolina, Occhio di Gatto, Malvasia e Cedra, tra le uve dominanti nelle colline di Casalgrande, Vinazzano e Borzano.
Successivamente, la Squarciafoglia viene descritta come vitigno da cui si produce un “vino gentile”, coltivato nella tenuta di Sant’Agnese, appartenente al dott. Aggazzotti (Baldini, 1995).
L’associazione con il termine Vernaccia fa ipotizzare una provenienza ligure piuttosto che greca, e si presume che questo vitigno, descritto anche da Aggazzotti (1867), sia proprio la Scarsafoglia giunta ai giorni nostri.
Descrizione Storica del Vitigno
Aggazzotti scrive:
“Grappolo piccolo, corto, sparso, con graspetti insignificanti e peduncolo esile, sottile, giallo-verde chiaro. Acino rotondo, di media grossezza, traslucido, col seme ben nutrito. Buccia bianco-piombo, traslucida e sottile: con polpa acquosa. Sugo non molto abbondante, scorrevole, sapido, dolcissimo e delicato, inaroma, eccettoché un fumo di un non so che suo particolare… Il numero dei grappoli supplisce alla loro piccolezza, dando solamente maggior briga nel raccoglierli. Non è primaticcia, anzi volendo delicatezza in grado superlativo, sarà bene lasciare sulla pianta il frutto il più possibile, pazientando il consumo fattone dagli uccelli e dagli insetti”.
Anche il conte di Rovasenda (1877) la menziona come “Squarciafoglia Bianca”, coltivata tra le uve di Sassuolo (MO).
Una descrizione più dettagliata viene fornita dal Malavasi (1879), che identifica caratteristiche ancora oggi riconducibili ai biotipi di Scarsafoglia rimasti, sebbene spesso soggetti a virosi.
Scarsafoglia e la Tradizione Vinicola Reggiana
Uno studio del Ministero dell’Agricoltura di fine Ottocento riporta:
“I vitigni preferiti per produrre gli ottimi vini bianchi dolci dello Scandianese sono: lo Scherzafoglie, la Sporgoletta e l’Occhio di Gatto. La quantità però dei vini bianchi non raggiunge la decima parte della produzione di tutta la provincia”.
(Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, 1896).
Questo dimostra come la Scarsafoglia fosse impiegata per la produzione di vini pregiati, benché in quantità limitate.
Nel Novecento, la varietà subì un forte declino, soprattutto nel Modenese, mentre nel Reggiano era ancora presente nei primi decenni del secolo. La crescente produzione di Lambrusco relegò i vitigni a bacca bianca alla sola zona di Scandiano, dove oggi la Scarsafoglia è ridotta a pochi esemplari.
Analisi Genetica e Sinonimi Regionali
Studi molecolari hanno confermato che la Scarsafoglia è sinonimo di Scimiscià, vitigno ligure minore coltivato nella provincia di Genova, e di Frate Pelato, raro nelle Cinque Terre.
Altri sinonimi includono:
- Genovese, vitigno di Corsica
- Šimiša, coltivata in Val Graveglia (GE)
- Cimiciattola, varietà toscana già citata nel 1400 da Franco Sacchetti
Diverse denominazioni locali potrebbero aver indicato la stessa varietà:
- “Ua zimesèra” nel Veneto
- “Uva cìmicia” nell’Anconetano
- “Cimmici” nel Maceratese
Caratteristiche del Vitigno
Foglia
- Di medie dimensioni, cuneiforme, pentalobata
- Bollosa con nervature rosso vinoso
- Seno peziolare a V, aperto
Grappolo
- Medio, a imbuto o cilindrico
- Da spargolo a mediamente compatto
- Con un’ala e peduncolo abbastanza lungo
Acini
- Medio-piccoli, leggermente allungati
- Buccia giallo-verde con punteggiature rugginose
Caratteristiche Agronomiche ed Enologiche
- Vitigno rustico, adatto a terreni sciolti e collinari
- Vigoria contenuta, ma produttività soddisfacente
- Maturazione medio-tardiva, seconda metà di settembre
- Resistente alla botrite, sensibile a peronospora e oidio
Il vino ottenuto ha un colore giallo chiaro con riflessi verdognoli, un bouquet intenso con note di rosa, pesca, mela e limone. Al gusto è equilibrato, di media acidità, leggermente amarognolo e sapido, con buona struttura e persistenza.