Lambrusca dai graspi rossi (Lambrusca Aggazzotti)
Grappolo: allungato, con graspi tutti rossi e picciuoli robusti, ben pronunciati.
Acino: sferici, di media grandezza e molto radi.
Buccia: piuttosto grossa, rosso-violaceo scuro, coperta di polvere nerastra; all’interno abbondante di materia colorante nera che, sciogliendosi mediante la fermentazione vinosa, tinge di color fosco carico il vino.
Sugo: piuttosto scarso, molto sapido e zuccheroso, con conveniente dose di lievito per la fermentazione vinosa.
Uva di merito speciale, tipica dei lambruschi di collina. Da sola dà un vino molto sapido e di color fosco carico, ben provvisto di alcool; segna ordinariamente 12 al glucometro e 12½ al alcoometro. Nella successiva estate dispiega un grato profumo di mandorla di persico. Riesce un po’ pesante per gli stomachi delicati, ma è preferito dai mercanti oltrepadani i quali, grazie al colore carico e all’abbondante alcool, mentre che le botti fanno il passaggio del Po, essi rinnovano il miracolo della Cena. Con uva alquanto appassita e vino molto vecchio si ottiene un buon succedaneo della malaga.
La vite prospera in ogni sorta di terreni vitiferi, anche nei ferruginosi di terra rossa, ocra, maritandosi senza difficoltà alla ingrata quercia o alla rovere1.
Predomina nel colle piano e nel piano alto, produce bene a cordone speronato, resiste alle malattie, dà vino colorato , a schiumarossa, abbastanza alcoolico da mezzo taglio2.
Lambrusco Gentile dal Graspo Rosso
Ramazzni parla di questa antica varietà di Grasparossa coltivata a Modena in zona Crocetta e Villanova, su sistema a vite maritata all’albero, di purtroppo di mediocre produttività anche se discretamente apprezzata, comunque meno della sua versione “normale” a graspo rosso. Il mosto risulta meno ricco di glucosio e con migliore acidità, di color rosso sangue. Il sapore di questi è dolce-agretto. Si tratta di una qualità poco conosciuta e la cui coltivazione è abbandonata già a fine Ottocento.su sistema a vite maritata
Lambrusco A Graspo Rosso
Questo lambrusco è citato da Ramazzini e coltivato in zona San Donnino a Modena. E’ probabile sia l’odierno Grasparossa, o meglio il suo clone più antico che aveva ancora quella caratteristica. E’ segnalato anche a Villanova, su sistema a vite maritata, in una vigna poco curata. Questa qualità aveva un ottimo apprezzamento locale, e più glucosio, meno acidità della versione gentile. Il mosto, rosso, è di sapore dolce-agretto.