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Uva Lambrusco di Sorbara

Varietà di lambrusco ad acino sferico, subsferico ecc. sono spesso citate in letteratura, verranno riportate le varie schede.

Grappolo: piccolo, graspo rossiccio; piccioli d’ordinario verdi.
Acino: medio, rotondo, sferico, polveroso.
Buccia: comune, nero-violacea.
Sugo: non abbondante, grato, asciutto, sapido, quasi incolore.
L’uva è la più stimata della Provincia modenese: essa produce un vino da pasteggiare tra i migliori vini italiani, bevibile anche dopo pochi mesi. Oltre al gradimento al palato, è principalmente confortevole per lo stomaco: chi ne è abituale consumatore non trova eguali. Non è molto ricca di alcool, contenendo ordinariamente l’8%, né di materia colorante, che dà un rosso granato. Passa al rosso aranciato dopo il secondo o terzo anno, a seconda di come la bottiglia è stata tappata e della sua esposizione all’influenza della materia eterea. È durevole anche per più dozzine d’anni, ma il suo miglior punto è dal secondo al sesto anno di vita. Si fabbrica con il metodo comune modenese, cioè fermentazione in tini dell’uva pigiata, senza alcuna addizione o sottrazione di solidi o liquidi.
La vite richiede terreno sabbioso, leggero, sciolto; se povero darà un vino più asciutto e aromatico, se ingrassato riccamente ne darà in maggior quantità ma di qualità inferiore. Pare indigena della Villa di Sorbara, distante 10 km da Modena, che certo poi è la località, specialmente lungo il torrente Secchia, dove essa è regina. Quel terreno è alluvione del detto torrente, mescolato forse alle sabbie del vicino Panaro.
Non intendendo tentare una descrizione di una certa quantità di uve, io, come Modenese, ho creduto mio dovere cominciare dalla Lambrusca, prendendo a prototipo quella che dà il prelibato Lambrusco di Sorbara1.

“…E’ un vitigno che gode molta fama e che si va estendendo anche al di fuori della ristretta zona in cui era prima coltivato . Vegeta bene nei terreni alluvionali della zona della Secchia e del Panaro, ma non produce molto. Se ne conoscono diverse sotto-varietà, che si distinguono a seconda della forma dell’acino (rotondo od oblungo), del colore del graspo (verde o rosso , ecc). Questo vitigno produce poco quando è sottoposto alla potatura biennale, mentre con la potatura annuale a cordoni speronati da produzione buona e costante. Da esso si ottengono vini poco colorati , ma profumati , discretamente alcoolici , frizzanti ed anche spumeggianti”2.

Lambrusca, è uva nera buonissima; porta grand’acqua; non però arriva alla bontà del Lambruscone; fa vino più gagliardo e più gustoso. Il grappolo della Lambrusca è piccolo, ha grana picciole quasi come veccia, e chiare3.

  1. Aggazzotti, Francesco – Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro – 1867 ↩︎
  2. Giornale Vitivinicolo Italiano (pubblicazione piemontese) – 1925 ↩︎
  3. Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 11 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
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