Secondo Ramazzini, era l’uva di Santa Croce (MO), dove era praticamente l’unica coltivata a fine Ottocento1.
Uva comune nei dintorni di Carpi da secoli, veniva anche utlizzata in filari alterni con la varietà di Lambrusco di Sorbara per aiutarne l’impollinazione. Popolarissima nei secoli passati al punto di diventare fenomeno internazionale nell’Ottocento. La sottovarietà che è rimasta a noi è quella a foglia verde, che da un prodotto inferiore, ahimè, ma più resistente alle malattie.
Interessante questo testo dove si parla di effetti del gelo sulle viti “Accompagnati dall’onorevole presidentedel Comizio agrario di Mirandola e da vari viticoltori, visitammo prima la vigna del sig. Gioacchino Molinari posta a S. Giacomo in Roncole2. È un vigneto di parecchi ettari, impiantato colla varietà detta Lambrusco salamino, misto a qualche ceppo di Barbera e di Sangioveto, educate tutte ad alberello, e contornato da filari di Uva d’oro maritata all’albero”3.
Salamina. È uva Lambrusca: ha i grani simili alla Sabina, ma fitti ed ammassati: ha il grappoletto lungo circa un dito, ed è tanto grosso nel principio come nel fine. Ha la corteccia assai sottile, di color poco nero, ed il mosto cristallino. Ammostata, e tosto liberata dalle guscie e dalle, graspe si fa bollire in un mastello, e purgata alquanto s’imbottiglia; e ripurgata fa vino che oltre all’essere biancastro somiglia i vini forestieri4.
4. SALAMINA (Majoletta, Uva di Corinto).
Grappolo: piccolo, cilindro, ovoide; graspi corti e verdi, esili; picciuoli corti, verdi essi pure.
Acino: rotondo, spesso per compattezza poliedro.
Buccia: sottile, color rosso-granato, vellutata, polverosa.
Sugo: abbondante, agresto, salace, dolce, incolore quasi, ricco di mucillagine. Al glucometro 9° per solito.
Uva di discreto merito, ma vera specialità per vini da famiglia (come diciamo noi modenesi), nella confezione dei quali si mescola all’uva pigiata, e riposta nel tino per la prima fermentazione, tanta acqua quanta uva, ma anche più o meno a seconda delle uve, gusti e finanze del consumatore. Sola, produrrebbe vino di poca apparenza mercantile, per suo poco colore, e meno tannino, e perciò si unisce con buon esito ai lambruschi comuni, i quali all’opposto ne posseggono: in troppa abbondanza. Sola, un alquanto appassita dà buon vino se invecchiato, ma forse un po’ troppo abboccato, e in confine col grasso, per palati amanti dell’asciutto.
La vite: si adatta a tutte le sorti di terreni vitiferi, predilige però i sciolti e sabbiosi, nei quali produce assai coi suoi corti sarmenti, ma numerosi, e tutti provvisti di uno o più grappoli5.
Viene così descritta “predomina nella bassa pianura e segnatamente nel Carpigiano; è vigoroso, resiste alle malattie crittogamiche, produce bene e fornisce vini a schiuma rossa, ricercati specialmente dai commercianti lombardi. Produce bene anche con la potatura biennale6.
Se ne conoscono due sotto-varietà: una a graspo verde, l’altra a graspo rosso, la prima più diffusa della seconda, perchè più produttiva. Ramazzini ne menziona una terza, tenera.
Lambrusco Salamino a Foglia Verde
Più resistente alle malattie, è ormai l’unico coltivato al giorno d’oggi. Un tempo coltivato a Cittanova e San Cataldo (ai tempi paesi) e Santa Croce di Carpi7.
Lambrusco Salamino a Foglia Rossa
Forse contraddistinto da questo colore per via di virosi latente, secondo Ramazzini dava il vino migliore. Anche persone anziane nella zona di Santa Croce lo ricordano come migliore della varietà convenzionale.
Lambrusco Salamino Tenero
Non ho trovato notizie se non nei testi di Ramazzini. Aveva meno glucosio delle altre, e mentre quello a foglia rossa era in via di abbandono, questo era già stato abbandonato.
- E. Ramazzini – Uve principali della pianura modenese, 1887 ↩︎
- Mirandola provincia di Modena ↩︎
- G. Cuboni, G. Cugini, Bollettino della Società generale dei viticoltori italiani, 1891 ↩︎
- Paltrinieri, Piergiovanni – note al Ditirambo di Vicini/Pincetti sui vini del carpigiano – 1752 ↩︎
- Francesco Agazzotti, 1867 ↩︎
- Giornale Vinicolo Italiano, n. 26, 1925 ↩︎
- E. Ramazzini – Uve principali della pianura modenese, 1887 ↩︎