Uva Marzemino

Cultivar: comune, a grani piccoli, a grani grossi, a grani passi (berzem pass)

Uva (nera) buonissima anche più della Berzemina, benché alcuni credono che sia la stessa; a parerimi di grana alquanto tenere, e di guscia più dure della Negretta, ma quasi più tenere della Berzemina: ordinariamente ha il grappolo più lungo, e grande che la Berzemina; il suo sapore è delicatissimo, pieno e dolcissimo. Questa non ha l’imperfezione della Berzemina, che è di fare un vino, il quale in Primavera prende il morbido, cioè si fa con un poco d’odore, e par quasi che voglia guastarsi, collettoche ritornì buono; tuttavia per levargli questa imperfezione è meglio mescolarla uva forte, come sarebbè Lambruscoide, o altra simile. Si distingue anche la Marzolina dalla Berzemina nel colore; poichè quantunque l’una e l’altra siano negrissime, tuttavia il colore della Marzolina ha un nero più bello, ed assomiglia alla tinta d’alcuni de’ panni neri in tinta di guado, e la Berzemina somiglia al nero tinto senza guado1.

16.2 BERZEMINA (Marzemina. Marzolina. Uva tedesca)
Grappolo allungato, coi graspielli ben pronunciati; picciuolo assai resistente e spesso filì ligneo; verde affatto e grani sempre radi.
Acino piccolo, sferico, con seme piuttosto grosso.
Buccia nero-morato-lucente: di ordinaria consistenza.
Sugo non abbondante, ma di un marcatissimo dolce melato: attaccaticcio, vischioso e quasi inaromatico.
Uva più mangereccia che vinifera: pure molto comune in questa provincia di Modena. Soviene parecchie varietà: cioè la comune, quella a grani piccoli, a grani grossi, ed a grani passi, detta berzem pass; tutte però hanno un loro aspetto particolare nel frutto, e un sapore dolce melato, così distinto, che difficilmente si confondono con altre uve.
Possono servire a correggere mosti aspri ed acerbi, fornendo loro glucosa in abbondanza e materia colorante. Eccedendo, per altro potrebbero facilmente contrarre quel gusto spiacevole, che si dice grasso: come accade sempre quando sono adoperate scheletiche. Se poi vogliasi correggerli collo stipicio de’ lambruschi, avremo di quei vini che si tagliano (come dicesi con frase volgare), e che quantio dire coloratissimi, col ligo al palato, e pesanti allo stomaco: ma spesso ricercati dagli’ imitatori del miracolo delle nozze di Canaan.
La vite adattasi a tutte sorta di terreni vitiferi: mette tralci vigorosi, e perciò male adattasi alla ristretta coltivazione in vigna, a meno che non sia in terreno magro, arido e ghiajoso: ove attecchisce facilmente. In terreno pingue e leggero fruttifica ad esuberanza3.

Uva coltivata con il sistema della vite maritata in zona San Cataldo, a Modena, visto che il Ramazzini annovera un gran numero di acini per Kg di peso, suppongo si tratti di questa uva nella variante ad acino piccolo.

  1. Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 12 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
  2. Trattasi del numero che l’Aggazzotti assegnava alle varietà nella sua collezione di Colombaro ↩︎
  3. Aggazzotti, Francesco – Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro – 1867 ↩︎
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