La foto qui sopra è stata presa a luglio 2024 di quella che pensiamo sia la Gradigiana descritta da Aggazzotti.
Gradesana, è uva cattiva per far vino, perché non ha buon gusto, ed è facile a guastarsi, benché poi faccia vino forte. Ha grappolo grande né denso, ne raro: grana lunghe e grosse, come la Dalloro: non è molto dolce al gusto, né tanto saporita. Il colore è giallo, ma tira al bianco, e nello staccare il grano lascia attorno al picciuolo un certo duro coperto di polpa dell’uva, che vi resta attaccata. Sarebbe uva piuttosto forte che tenera; ma per non esser buona, si pregia solamente per uva da serbare per l’Inverno1.
A queste parole dell’Annotatore del Baccanale il Paltrinieri oppone la seguente osservazione: Poco, è vero, era apprezzata (la Gradesana) prima che il signor Giuseppe Zuccoli Modenese di felice memoria avesse insegnato il modo d’usarla; ed è, metterne due mastelli in una navazza d’uva nera forte: questa la tinge, e riesce un vino spiritoso e buono, e le dà un sapore acquavitino, che in se ritiene: ed è uva che rende assai nella bollitora, e non teme così facilmente l’aspro freddo2.
Secondo Ramazzini, solitamente coltivata maritata all’albero, era presente in località S. Cataldo a Modena. Scarsa di glucosio e di bassissima acidità, anch’egli la descrive a buccia molto sbiadita. Pare che solo Paltrinieri ne avesse capito le potenzialità3.
- Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 11 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgrarri con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
- Paltrinieri, Piergiovanni – note al Ditirambo di Vicini/Pincetti sui vini del carpigiano – 1752 ↩︎
- E. Ramazzini – Uve principali della pianura modenese, 1887 ↩︎