Citata tra “viti emiliane bianche”1.
15.2 LUGLIATICA (Luglienga. Jatica. Jadga).
Grappolo lungo, voluminoso, conico; con buon peduncolo, e gradazione decrescente di grappoletti (schianchi), verdognoli.
Acino piuttosto grande, oblunghietto, trasparente.
Buccia giallo-verdognola, traslucida, di mediocre consistenza.
Sugo abbondante, di un dolce agrettino, incolore e inaromatico.
Uva delle più primaticce, maturando alla fine di luglio cosi suona il di lei nome. Specialità mangereccia, anzi unicamente riservata a tal uso. Però da sola, produce vino assai asciutto, alcoolico e limpidissimo, ma piuttosto insipido.
La vite si adatta a tutte sorta di terreni; e, quando è destinata per la tavola, non si deve abbondare a concimarla ben bene, col tivandola a spalliera in esposizione ben soleggiata, onde maturi sollecitamente. Essa rinuera le fatiche dell’ agricoltore con un manchovole prodotto che ha prezzo sostenuto. Ha poi l’inconveniente di essere molto consumata da uominì, uccelli, ’polli, vespe, api e calabroni.
Se avvete poche piante in un fondo a mezzadria, il padrone non ne becca3.
Simile molto alla precedente, ne differisce soltanto per il tralcio quasi cilindrico, non sensibilmente scanalato, a internodo quasi eguale al peduncolo della foglia, per il lembo più ripiegato a denti più profondi e più mucronati, per il peduncolo più tendente al verde, per l’acino in media di soli mm 16×14, ad asse leggermente incurvato, e ancora per una fruttificazione più copiosa4.
- Cusmano, 1889 ↩︎
- Trattasi del numero che l’Aggazzotti assegnava alle varietà nella sua collezione di Colombaro ↩︎
- Aggazzotti, Francesco – Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro – 1867 ↩︎
- L. Malavasi – Contributo All’Ampelografia Modenese – 1879 ↩︎