La pera Brutta e Buona, probabilmente originaria della Toscana, è una varietà rustica presente in diverse zone della Alta Valle del Tevere, sia in Toscana che in Umbria. Già citata dal botanico Gallesio nel suo trattato Pomona Italiana, questa pera era diffusa anche in Romagna, dove veniva apprezzata per il suo aspetto modesto che nasconde una polpa dolce e succosa. Nota anche come Bugiarda o Ingannavillani, la pera Brutta e Buona è stata menzionata anche da autori storici come Manca dell’Arca nel 1780 e Salvatore Vacca Concas nel 1916.
Caratteristiche della Pera Brutta e Buona
L’albero del pero Brutta e Buona è mediamente vigoroso, rustico e di portamento quasi eretto. È molto produttivo e fiorisce in epoca medio-tardiva, rendendolo adatto alle zone di alta collina. Il frutto è di dimensioni medio-piccole e sferoidale, spesso raccolto in grappoli. La buccia, di colore verde, è completamente ricoperta di ruggine, mentre la cavità calicina è poco pronunciata. La polpa è bianca, succosa, croccante e poco granulosa, con un sapore dolce e deciso che lo rende perfetto per il consumo fresco.
Periodo di Raccolta e Conservazione
La raccolta della pera Brutta e Buona avviene alla fine di agosto. Anche se il frutto è ideale per il consumo fresco, può essere conservato a lungo, sia in magazzini tradizionali che in fruttaio. Questa caratteristica rende la pera Brutta e Buona una varietà ideale per chi desidera un frutto estivo che duri nel tempo.
Usi in Cucina della Pera Brutta e Buona
Grazie alla sua polpa dolce e alla consistenza croccante, la pera Brutta e Buona si presta a vari usi in cucina. È ideale per essere consumata fresca, ma si adatta anche a preparazioni come marmellate e dolci, dove la sua dolcezza naturale si esprime al meglio. Questa varietà, nota anche come Ingannavillani per l’aspetto modesto che nasconde un sapore eccellente, è perfetta per aggiungere un tocco autentico e tradizionale ai piatti estivi.
Curiosità Storiche sulla Pera Brutta e Buona
La pera Brutta e Buona ha una lunga storia, testimoniata da varie fonti letterarie e scientifiche. Nel 1780, veniva già citata da Manca dell’Arca, mentre successivamente è stata menzionata anche nel 1889 e nel 1964 con vari sinonimi. Questa varietà era molto apprezzata nelle campagne italiane, ma oggi è quasi scomparsa. Alcuni coltivatori locali continuano a mantenerla nei loro frutteti per preservarne la dolcezza e la storia.