Uva Trebbiana

Se ne conoscono due sotto varietà e cioè il Trebbiano di montagna ed il Trebbiano di Spagna. Il primo, che più diffuso, fornisce vini di colore vendognolo, secchi, alcoolici1, mentre il secondo dà vini di colore ambrato, aromatici, suscettibili di diventare buoni vini da dessert2.

Trebbiana o Terbiana. È la regina delle uve, nè v’è uva bianca o nera che la superi nel dar vino d’ogni bontà, e che, per moltissima che sia l’acqua, resti sempre vigoroso. Nella Trebbiana di monte o colle o delle ville di sopra, che sono le migliori, si può passare i due terzi d’acqua e resta il vino anche gagliardo per bersi dalla famiglia. L’unico difetto di esso è l’essere un po’ difficile da passare tuttavia quand’è mescolato con molt’acqua passa facilmente. Le Trebbiane delle ville da basso sono bensì buonissime, ma non arrivano alla bontà di quelle delle ville di sopra. Bel colore e giallo ha la Trebbiana, ma non lucido anzi torbidetto, per cui è detta Terbiana, quasi Torbiana. Il grano è rotondo, di mediocre grandezza, di guscio sodo e non saporito al gusto, per aver nella scorza certo amaro ed aspro, che disgusta il palato ha poco sugo, e spezzando in bocca il grano esce il midollo tutto intero, o sia la polpa, che rassembra un grano d’uva svestito e sodo da rompersi. Questa è l’uva più forte che vi sia, nè per lungo starsi ammontata patisce, anzi più si perfeziona; e però vorrebbe sempre molto tempo essere stata ammassata3.

Il vino di Fiorano, che fatto di Trebbiano e di Malvasia appellavasi Grana, pel particolar modo ond’era posto a fermentare, chiudendosi i granelli dell’uva in certi faschi, che ben otturati, si seppellivano sottoterra per due anni almeno4.

Porgi ormai quel liquid'oro
Che si spilla in Bertinoro
Il furlano e Vicentino
Ben pigiato Marzimino
Poi la Grana di Fiorano
Di Sassuolo, di Scandiano ec.

TREBBIANA (Tribbiano. Terbiano bianco comune).
Grappolo voluminoso a sufficienza: tra il conico ed il cilindrico: picciuolo ben robusto, più spesso rossigno: tutto il grappolo ben pronunciato. Acino sferico, medio, ma piuttosto piccolo. Buccia di un bel giallo d’oro, se in collina: ma spesso arriva ad un giallo annuvolato, specialmente se in pianura: e quasi sempre non-traslucida. Sugo consistente, agretto, dolce, austero, piccante, quasi aromatico, abbondante di principi albuminoidi.
Uva comunissima nelle colline modenesi, e molto reputata: perloché trova sempre esito molto elevato a pari delle uve più fine. Figura pure fra le prime nella confezione dell’alcool: ma ben di rado si adopra da brucio, perché riservata a molteplici usi più proficui. Delle varietà più tardie destinasi il sugo a conciare i vini così detti da famiglia (specialità modenese): i quali, in tal modo rinforzati, affrontano incolumi l’estiva stagione: persino il quartarolo (vino che vale lavatura di graspi) se colla stessa conciato, riesce un buon vino.
Sola, coll’aggiunta del triplo d’acqua, dà vino eccellente, molto atto a dissetare nella estiva stagione, durevole anche per più anni. Unita ad alcune lambrusche di collina, per solito tanto abbondanti in materia colorante, ed aggiungendo al mosto un terzo d’acqua di fiume, si può avere un buonissimo vino da meranzia5.

Secondo Ramazzini, uva di color giallo, dall’ottimo glucosio e ottima acidità coltivata a Castelvetro di Modena secondo il sistema della vite maritata6.

  1. Penso sia semplicemente il nome del Trebbiano Modenese ↩︎
  2. Giornale Vinicolo Italiano, n. 26, 1925 ↩︎
  3. Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 18 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
  4. Begolotti, Alessandro – Ditirambo di Alessandro Pegolotti fra gli Arcadi Orialo Miniejano con alcuni sonetti del medesimo a i nominati in esso- 1711 ↩︎
  5. Aggazzotti, Francesco – Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro – 1867 ↩︎
  6. ↩︎
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