Uva Tosca Bianca

Salamanna: TRALCIO: Verde, prismatico, striato, superiormente aracneoso, a nodi un po’ grossi, internodi brevi, minori del peduncolo della foglia. FOGLIA: Lembo a 5 lobi incisi anche a 1/2, gli inferiori mediamente avvicinati, denti profondi a piccolo mucrone. La pagina superiore è di color verde carico, appena aracneosa, l’inferiore quasi glabra, con le nervature principali salienti e rossigne alla base, appena un po’ pubescenti. PEDUNCOLO: Rossiccio, striato, aracneoso, ingrossato alla base e verso il sommo, genicolato, lungo anche più della nervatura centrale. GRAPPOLO: Piramidale, raro, lungo sino a 25 cm, a 4-5 assi secondari e distanti, rachide verde e lungo peduncolo. ACINO: Ellissoidico, di mm 21×25, polposo, dolce aromatico, a buccia consistente, gialla, mediocremente coperta di cera. SEMI: 3 piccoli, brunicci.
Vitigno inferace di recente importazione Toscana. Buona da tavola, matura a metà settembre. Di sbocciamento precoce, è coltivato a spalliera. Rarissimo. La sua foglia ha somiglianza a quella del Moscatel Capodegh, moscatello grosso, di cui ho visto un tralcio, già spogliato dei frutti, a Montecchio1.

Testi recenti indicano con il nome di Salamanna un sinonimo di Moscato Bianco2.

L’Uva Tosca bianca è un vitigno antico, come testimoniato dalla presenza di un ceppo centenario a Viano,
nelle colline reggiane e dalle informazioni fornite dal viticoltore. La pianta è stata individuata dal Consorzio per la tutela dei vini “Reggiano” e “Colli di Scandiano e di Canossa3. Non sono stati reperiti riferimenti storici scritti attribuibili con sicurezza a questa varietà, ma è probabile che in passato l’uso della denominazione Uva Tosca, vitigno a bacca nera, ma con forte variabilità del grado di pigmentazione dell’acino, venisse esteso anche alla Tosca bianca, con acino privo di pigmentazione. In particolare, il fatto che nel 1614 Giacomo di Castelvetro citi la ‘tosca’ assieme a varietà di vite ad uva bianca (‘torbiana’ e ‘albana’) sembra far pensare a una presenza di uva Tosca bianca già agli inizi del XVII secolo, ma non vi è certezza, dato che anche in questo caso la scarsa e variabile pigmentazione dell’uva Tosca potrebbe avere creato. Una confusione di denominazioni che persiste tuttora nei monti reggiani. Incerta è anche la corrispondenza dell’attuale Uva Tosca bianca con l’Uva Tosca elencata da Filippo Re nel 1812 nel Catalogo delle piante coltivate nell’Orto agrario della Reale Università di Bologna tra le uve bianche del Bolognese riportate4. Filippo Re riporta infatti il nome Alamanna accanto a quello di Tosca bianca: Tosca bianca o Alamanna, a sua volta sinonimo di Salamanna (o anticamente seralamanna), dal nome di ser Alamanno Salviati, che nel Settecento si ritiene abbia importato in Toscana, dalla Catalogna, questa pianta. Le affinità di tratti morfologici di foglia e grappolo con l’Uva Tosca hanno fatto ipotizzare una vicinanza genetica tra le due varietà, che è stata confermata anche dall’analisi dei profili microsatellite e di marcatori SNP. Lo studio delle parentele tra oltre 2000 genotipi effettuata nell’ambito di recenti progetti5 ha messo in evidenza la relazione padre-figlio tra Uva tosca e Tosca bianca e anche la parentela nonno-nipote tra Garganega e Tosca bianca6. Informatori locali sostengono che questo vitigno ad uva bianca veniva utilizzato nel passato per produrre il vino “Bianco di Scandiano”, che aveva Spergola come vitigno principale e che sino dal XVI° secolo aveva grande fama, come testimoniato dalle Memorie di Bianca Cappello, Granduchessa di Toscana, e, nel XIX° secolo, dalle guide di viaggio di Valery (1842), che citava il ‘vin blanc sucré de Scandiano’ tra i prodotti degni di nota del territorio7. Tosca bianca è attualmente molto rara nel territorio di Reggio Emilia. Per questo motivo il ceppo di Viano è stato propagato nell’ambito del progetto comprensoriale integrato della provincia di Reggio Emilia – P.S.R. 2007-2013, misura 214, az. – Agrobiodiversita’ e le piante sono ora conservate nella collezione dell’Azienda agraria dell’Istituto di Istruzione Superiore A. Zanelli, a Reggio Emilia. La probabile disaffinità di innesto che ha causato la morte di molte delle piante in collezione sta mettendo attualmente a rischio la persistenza di questo vitigno storico8 9.
ZONA TIPICA DI PRODUZIONE Colline di Viano, molto raro.

  1. L. Malavasi – Contributo All’Ampelografia Modenese – 1879 ↩︎
  2. A. Scienza, S. Imazio – La Stirpe del Vino- 2018 ↩︎
  3. Meglioraldi S., Ruffa P., Raimondi S., Storchi M., Torello Marinoni D., Vingione M., Boccacci P., Schneider A., 2013. Conoscere il patrimonio viticolo per tutelarlo. L’Informatore agrario. 23:50-54 ↩︎
  4. Re F., 1812. Annali dell’Agricoltura del Regno d’Italia. Tomo XIII. Milano, Tipografia di Giovanni Silvestrelh ↩︎
  5. Ager n 2010-2104 “Un database viticolo italiano, ad approccio multidisciplinare, per la conoscenza e la valorizzazione dei genotipi regionali” e VIGNETO -Viticultural Characterization of the main Italian Grape Varieties and their Terroir ↩︎
  6. D’Onofrio, C., Tumino, G., Gardiman, M., Crespan, M., Bignami, C., de Palma, L., Barbagallo M.G., Muganu M., Morcia C., Novello V., Schneider A., Terzi, V., 2021. Parentage atlas of Italian grapevine varieties as inferred from SNP genotyping. Frontiers in Plant Science,11, 2265. ↩︎
  7. Velery A.P.C., 1842. L’Italie confortable manuel du touriste par M. Valery. Hauman et C.ie. 316 pp. ↩︎
  8. Scheda Repertorio RER V 193 ↩︎
  9. Bignami C., Imazio S., Vasile Simone G., 2015. Tosca bianca. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X ↩︎
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