Zibibbo. È raro nel nostro paese quest’ uva si secca piuttosto, per non aver acini ed esser dolce: può inacquarsi sufficientemente, e dà vino gagliardo e di buon gusto1.
TRALCIO: Verdastro, cilindroide, un po’ aracneoso, a nodi rigonfi, internodi brevi, per lo più uguali al peduncolo della foglia.
FOGLIA: Lembo a 5 lobi, incisi in media per ½, gli inferiori divaricanti, a denti profondi con mucroncino ottuso, talvolta ripiegato al basso. La pagina superiore è verde, l’inferiore quasi glabra o appena pubescente sulle nervature principali, leggermente arrossanti alla base.
PEDUNCOLO: Verde rossigno, verde chiaro alla base e al sommo, un po’ striato e aracneoso, ingrossato alla base, poco genicolato e contorto, lungo quasi quanto la nervatura centrale della foglia.
GRAPPOLO: Raro, conico, lungo sino a 80 cm, a 3-5 assi secondari relativamente lunghi, a corto peduncolo, rachide verde.
ACINO: Ovoidale, di mm 22×17, polposo, dolce, molto aromatico, a buccia consistente giallo-dorata, con poca cera.
SEMI: 1-4, biondi, piuttosto grandi.
Uva da tavola. Vite pochissimo coltivata. Abbastanza ferace, matura nella seconda metà di settembre. Il Caula ne loda il vino gagliardo e di buon gusto2.
Secondo testi recenti e analisi del DNA, deriva da un incrocio tra Moscato Bianco e Eftakoilo3 (Mick).
- Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 18 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
- L. Malavasi – Contributo All’Ampelografia Modenese – 1879 ↩︎
- A. Scienza, S. Imazio – La Stirpe del Vino – 2018 ↩︎