Leggendo la scheda RER della Termarina Bianca, si ipotizza che per Aggazzotti la Trebbianina fosse la Termarina Bianca, questo spiegherebbe perché ci sono due voci differenti per Trebbianina e Trebbiano di Spagna (Mick).
Trebbianina, o Trebbianella. È simil enel colore e nel gusto alla Trebbiana, ma le grana sono più minute e rare è buonissima e fa vino gagliardo, ma non soffre tant’acqua come la Trebbiana1.
15° Trebbiano di Spagna
TRALCIO: Verde-rossiccio superiormente, rossigno inferiormente, scanalato, alquanto prismatico, a nodi un po’ rigonfi, internodi brevi, irregolari, per lo più minori del peduncolo della foglia.
FOGLIA: Lembo a 5 lobi, incisi anche più di ½, gli inferiori alquanto avvicinati, a denti profondi ciascuno da un lato suddiviso anche in altri tre denti, mucronati. La pagina superiore è di color verde-carico un po’ aracneosa, l’inferiore quasi glabra con poca peluria lungo le nervature principali, grosse, salienti e leggermente rossigne alla base. Peduncolo prismatico, striato, rosso-pallido, ingrossato alla base, genicolato, poco contorto, lungo meno della nervatura centrale.
GRAPPOLO: Cilindrico e talora conico per 1-2 assi secondari allungati, di 12-14 cm, raro, a peduncolo corto e duro; rachide verde, pedicelli un po’ rossi al sommo. Acino sferico di 13 mm in media, sugoso, dolce un po’ aromatico, largamente punteggiato al sommo, a buccia sottile, gialla volgente un po’ al rosso, coperta di poca cera.
UVE BIANCHE: Semi 2 medi, brunicci, a colletto superiormente assai bruno. Poche piante ne sono state recentemente importate. Molto ferace, matura il frutto in settembre. Vitigno pregiatissimo per vino2.
Questa situazione, molto probabilmente, fece sì che la Vitis vinifera ssp. sylvestris, dioica, endemica nel
continente europeo e ancora oggi presente nelle pinete di Ravenna, si sia potuta incrociare con le varietà
domestiche introdotte, originando una prole ermafrodita meglio adattata al clima freddo e umido della
Pianura Padana. Questa ipotesi potrebbe dare ragione del difetto fiorale di numerose varietà locali dell’Emilia-Romagna, che in tempi recenti sono state abbandonate a causa della forte acinellatura e conseguente scarsa produttività: Lanzesa, Alionza, Trebbiano di Spagna, Malvasia odorosissima e altre ancora3.
Tipica uva del Modenese, impiegata fino ai giorni nostri soprattutto come componente dei mosti per Aceto balsamico tradizionale, si è visto di recente che è legata all’Albana da una relazione genitore/figlio (D’Onofrio et al., 2021) in base ai risultati di analisi molecolari (tabella profili genetici); in effetti la foglia grande, bollosa e tomentosa, il grappolo spargolo e allungato e la sostenuta acidità del mosto, sono caratteri che accomunano le due varietà. Nulla a che vedere, quindi, con i vari Trebbiano, nonostante il nome. Sinonimi accertati: Trebbiano di Spagna, Trebbianino di Spagna. Sinonimie errate: Denominazioni dialettali locali: Tarbianèin (Modena). Rischio di erosione: elevato. Nel 2009 il Trebbiano di Spagna è stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite con il nome di Trebbianina e ammesso alla coltivazione in Emilia-Romagna (Nigro e Melotti, 2012; Pastore et al., 2020). Dopo l’iscrizione sono stati realizzati nuovi vigneti destinati non solo alla produzione di aceto, ma anche di interessanti vini spumanti, tanto che a fine 2021 risultavano iscritti al catasto vigneti della Regione quasi 11 ettari di Trebbianina. Nella descrizione delle varietà di vite coltivate in Toscana redatta dall’Acerbi (1999), si trova anche il “Tribbiano di Spagna altrimenti detta Uva Greca bianca”, ma non sembra corrispondere al Trebbiano di Spagna ancora oggi sporadicamente presente in provincia di Modena. Quest’ultimo, infatti, è una varietà con problemi di allegagione, probabilmente legati alla particolare morfologia floreale, che determina grappoli tendenzialmente spargoli e con acini medio-piccoli, frammisti ad acinelli dolci. Acerbi, invece, parla di una varietà che produce grappoli grossi e serrati, con acini anch’essi grossi e rotondi. Giorgio Gallesio (1839) durante una visita nella villa del conte Salimbeni ha occasione di descrivere le uve bianche del Modenese, tra cui anche la Trebbiana di Spagna, “un’uva non abbondante in pianura ma comune nei colli ove produce un vino potentissimo”. Durante una successiva visita a Modena, descrive il Trebbiano di Spagna come “un’uva a grappoli piccoli, sottili, pignati, piuttosto fitti, con acini minuti, giallognoli e generalmente con poco fiore”. La fittezza dei grappoli lascia qualche dubbio, trattandosi come si è detto di varietà con fiori fisiologicamente femminili. Sta di fatto che il vino “Trebbiano” della montagna modenese, già nella prima metà dell’Ottocento, aveva una certa reputazione, visto che anche Antoine Valery (bibliotecario di Versailles e scrittore di guide di viaggio) lo cita: “Vin blanc de la Montagne (trebbiano) chanté comme excellent per Laurent le Magnifique, dans son petit poème de Caccia al Falcone” (Valery, 1842). Il Trebbiano citato da Lorenzo il Magnifico molto probabilmente non era quello modenese e non è dato sapere la o le varietà di Trebbiano impiegate per fare questo vino bianco di montagna, ma sicuramente era denominato “Trebbiano” e questo è indice di pregio. Il Trebbiano di Spagna potrebbe essere quella varietà che il Maini (1851) denomina Trebbianina o Trebbianella e differenzia dalla Tribbiana o Terbiana proprio per le dimensioni degli acini: “le grana sono più minute e rare”. Sicuramente calzante la descrizione fatta dall’Aggazzotti (1867), che ritiene la Trebbiana di Spagna o Trebbiana romana un’uva “d’insigne merito per confezione di vini, e di non mai abbastanza raccomandata diffusione”. Ulteriori notizie della presenza del Trebbiano di Spagna in territorio modenese ci vengono da Lodovico Malavasi (1879) e dal Vignocchi (1907), che lo considera adatto anche per vini da dessert, come poi confermeranno altri autori (Toni, 1927; AA.VV., 1952). Finalmente Marzotto (1925), riprendendo la descrizione dell’Aggazzotti, raccomanda di non confondere “questo con altro Trebbiano di Spagna di altri autori che appartiene al genere Greco dai grappoli corti e radi, detto anche Trebbiano di Benevento e Trebbiano greco”. Tra questi autori, oltre ad Acerbi, vi è sicuramente anche il Molon (1906). L’esame della descrizione ampelografica del Greco bianco della Lunigiana (Schneider et al., 1993), infine, consente di escludere anche questa possibile sinonimia. Nelle ampelografie e negli scritti del passato viene più volte rimarcata la buona qualità del vino ottenibile con questa varietà, ma nel tempo si era finito per relegarla a produrre mosto cotto per Aceto balsamico tradizionale, con l’eccezione dello “champagne del Professore”, al secolo Vincenzo Venturelli.
Caratteristiche del vitigno
Foglia: Medio-grande o grande, cuneiforme, pentalobata, con seno peziolare a V, aperto, e seni laterali superiori a V, poco profondi o appena accennati, tendenzialmente aperti. Denti spesso uncinati, ma anche a margine rettilineo e convesso. Pagina superiore mediamente bollosa e inferiore con densità dei peli coricati tra le nervature da media a elevata. Rari peli eretti sulle nervature.
Grappolo: Lungo, conico o cilindrico, in genere con una vistosa ala, generalmente spargolo o molto spargolo. Acino rotondo, da medio-piccolo a medio, con buccia poco o mediamente pruinosa, di colore verde-giallo che tende a divenire di un bel giallo dorato quando esposta al sole.
Caratteri agronomici ed enologici: Germoglia tra fine marzo e inizio aprile, fiorisce tra fine maggio e la prima decade di giugno, invaia intorno a Ferragosto e matura nella seconda metà di settembre. Vitigno caratterizzato da vigoria elevata e livelli produttivi discreti, anche con potatura a sperone (GDC), nonostante sia caratterizzato dalla presenza di fiori fisiologicamente femminili a stami reflessi. Buona tolleranza a botrite, mentre mostra una certa sensibilità a oidio. Viene ancora oggi impiegato per la produzione di Aceto balsamico tradizionale, ma è molto interessante anche per la produzione di vini frizzanti e spumanti metodo classico, vista l’acidità sostenuta e la struttura importante (nel caso di produzioni equilibrate). Il vino che si ottiene attraverso una vinificazione in bianco standard è di colore giallo chiaro di buona intensità, con riflessi giallognoli. All’olfatto si percepiscono note fiorali dolci, fruttate fresche (agrumi, pomacee), fruttate dolci (frutta esotica) e vegetali. Al gusto risulta abbastanza acido, leggermente amarognolo, di medio-buona struttura.4.
Nella descrizione delle varietà di vite coltivate in Toscana redatta dall’Acerbi (1825), si trova anche il “Tribbiano di Spagna altrimenti detta Uva Greca bianca”, ma non sembra corrispondere al Trebbiano di Spagna ancora oggi sporadicamente presente in provincia di Modena. Quest’ultimo, infatti, è una varietà con problemi di allegagione, probabilmente legati alla particolare morfologia fiorale, che determina grappoli tendenzialmente spargoli e con acini medio-piccoli, frammisti ad acinelli dolci. Acerbi, invece, parla di una varietà che produce grappoli grossi e serrati, con acini anch’essi grossi e rotondi. Giorgio Gallesio (1839), durante una visita nella villa del conte Salimbeni, ha occasione di descrivere le uve bianche del Modenese, tra cui anche la Trebbiana di Spagna: “È un’uva non abbondante in pianura ma comune nei colli ove produce un vino potentissimo”. Durante una successiva visita a Modena, così descrive il Trebbiano di Spagna: “È un’uva a grappoli piccoli, sottili, pignati, piuttosto fitti, con acini minuti, giallognoli e generalmente con poco fiore”. La fittezza dei grappoli lascia qualche dubbio, trattandosi, come si è detto, di varietà con fiori fisiologicamente femminili. Sta di fatto che il vino “Trebbiano” della montagna modenese, già nella prima metà dell’Ottocento, aveva una certa reputazione, visto che anche Antoine Valery (bibliotecario di Versailles e scrittore di guide di viaggio) lo cita: “Vin blanc de la Montagne (trebbiano) chanté comme excellent per Laurent le Magnifique, dans son petit poème de Caccia al Falcone” (Valery, 1842). Il Trebbiano citato da Lorenzo il Magnifico molto probabilmente non era quello modenese e non è dato sapere la o le varietà di Trebbiano impiegate per fare questo vino bianco di montagna, ma sicuramente era denominato “Trebbiano” e questo è indice di pregio. Il Trebbiano di Spagna potrebbe essere quella varietà che il Maini (1851) denomina Trebbianina o Trebbianella e differenzia dalla Tribbiana o Terbiana proprio per le dimensioni degli acini: “Le grana sono più minute e rare”. Sicuramente calzante la descrizione fatta dall’Aggazzotti (1867) della Trebbiana di Spagna o Trebbiana romana, di cui dice: “Uva d’insigne merito per confezione di vini, e di non mai abbastanza raccomandata diffusione”. Ulteriori notizie della presenza del Trebbiano di Spagna in territorio modenese ci vengono da Lodovico Malavasi (1879), che descrisse le 90 varietà messe in coltivazione nei terreni della Villa di Staggia a San Prospero: ne parla come di un’uva pregiatissima, molto fertile e di “recente introduzione”, anche se non specifica da dove arrivasse. Successivamente, il Vignocchi (1907) riporta: “Il Trebbiano di Spagna dà un vino di un bel colore ambrato, un po’ aromatico e che può andare come vino da dessert”, confermando la buona qualità del vino ottenibile con il Trebbiano di Spagna. Marzotto (1925) riprende la descrizione dell’Aggazzotti e raccomanda: “Non si confonda questo con altro Trebbiano di Spagna di altri autori che appartiene al genere Greco dai grappoli corti e radi, detto anche Trebbiano di Benevento e Trebbiano greco”. Tra questi autori vi è sicuramente il Molon (1906). Nella rivista “L’Italia agricola” dedicata all’Agricoltura emiliana (1927), il Toni scrive: “Il Trebbiano di Spagna, che fornisce un prodotto profumatissimo tanto che, se ben preparato, può considerarsi un vino da dessert” (Toni, 1927; AA.VV., 1952). L’esame di una recente descrizione ampelografica del Greco bianco della Lunigiana (Schneider et al., 1993), consente di escludere anche questa possibile sinonimia. Nelle ampelografie e negli scritti del passato viene più volte rimarcata la buona qualità del vino ottenibile con questa varietà, che oggi viene impiegata per lo più nella produzione di mosto cotto per Aceto Balsamico Tradizionale, come previsto dallo stesso disciplinare DOP. Recenti lavori molecolari hanno individuato una relazione genitore/figlio che lega Albana a Trebbianina (D’Onofrio et al., 2021); in effetti la foglia grande, bollosa e tomentosa, il grappolo spargolo e allungato e la sostenuta acidità del mosto, sono caratteri che accomunano le due varietà. Nel 2009 (DM 27 marzo 2009; GU n. 146 del 26-06-2009) il Trebbiano di Spagna è stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite con il nome di Trebbianina e ammesso alla coltivazione in Emilia-Romagna con Determinazione n. 9852 del 5 ottobre 2009 (Nigro e Melotti, 2012; Pastore et al., 2020). A fine 2020 risultavano iscritti al catasto vigneti della regione Emilia-Romagna 9,2981 ettari di Trebbianina.5.
ZONA TIPICA DI PRODUZIONE Provincia di Modena.
Bibliografia di Riferimento6
- AA.VV. (1952) – Viticoltura ed enologia modenese. Supplemento a “Il campagnolo: mensile di agricoltura pratica della provincia di Modena”. Stab. grafico P. Toschi, Modena.
- Acerbi G. (1999) – Delle viti italiane. Giampiero Zazzera, Libraio in Lodi. Ristampa anastatica dell’edizione del 1825.
- Aggazzotti F. (1867) – Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il cav. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro. Tipografia Carlo Vincenzi, Modena.
- Baldini E. (1995) – Giorgio Gallesio. I giornali dei viaggi. Trascrizione, note e commento di Enrico Baldini. Firenze, Nuova stamperia Parenti.
- D’Onofrio C., Tumino G., Gardiman M., Crespan M., Bignami C., de Palma L., Barbagallo M.G., Muganu M., Morcia C., Novello V., Schneider A., Terzi V. (2021) – Parentage Atlas of Italian Grapevine Varieties as Inferred From SNP Genotyping. Front. Plant Sci. 11: 605934.
- Fontana M., Filippetti I., Pastore C., Vespignani G., Intrieri C. (2006) – Individuazione e caratterizzazione di alcuni vitigni minori dell’Emilia Romagna. Atti convegno nazionale “I vitigni autoctoni minori: aspetti tecnici, normativi e commerciali”. Torino 30 novembre-1 dicembre.
- Maini L. (1851) – Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre notizie relative. Tipi Moneti e Pelloni, Modena.
- Malavasi L. (1879) – Contributo all’ampelografia modenese. Cesare Olivari, Modena.
- Marzotto N. (1925) – Uve da vino. Volume I. Tipografia commerciale, Vicenza.
- Molon G. (1906) – Ampelografia. Ed. Hoepli, Milano.
- Nigro G., Melotti M. (2012) – Trebbianina, vitigno minore che fa grande un territorio. Agricoltura, dicembre.
- Pastore C., Fontana M., Raimondi S., Ruffa P., Filippetti I., Schneider A. (2020) – Genetic characterization of grapevine varieties from Emilia-Romagna (Northern Italy) discloses unexplored genetic resources. American Journal of Enology and Viticulture, vol. 71 (4): pp. 334-343.
- Schneider A., Mannini F., Argamante N. (1993) – I vitigni Liguri. In: Orientamenti per la vitivinicoltura ligure. Regione Liguria. Istituto grafico Silvio Basile, Genova.
- Toni G. (1927) – Agricoltura emiliana. Viticoltura ed enologia. L’Italia agricola n. 4.
- Valery A.C.P. (1842) – Bologne, Ferrare, Modene, Reggio, Parme, Plaisance et leurs environs par M. Valery. Societe Belge de Librairie, Bruxelles.
- Vignocchi G. (1907) – Il vino bianco. L’agricoltura modenese, anno XXXVI, n. 5; 71-73.
Trebbianina, o Trebbianella. È simile nel colore e nel gusto alla Trebbiana, ma le grana sono più minute e rare è buonissima e fa vino gagliardo, ma non soffre tant’ acqua come la Trebbiana7.
- Maini, Luigi – L’Indicatore Modenese n. 18 “Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari con altre osservazioni relative” – 1851 ↩︎
- Malavasi, Lodovico – Contributo All’Ampelografia Modenese – 1879 ↩︎
- Fontana, Marisa; Pastore, Chiara; Perri, Francesco; Filippetti, Ilaria – Le vecchie varietà locali di vite – 2022 ↩︎
- Fontana, Marisa; Pastore, Chiara; Perri, Francesco; Filippetti, Ilaria – Le vecchie varietà locali di vite – 2022 ↩︎
- Scheda Repertorio Regionale RER V 003 ↩︎
- Scheda Repertorio Regionale RER V 003 ↩︎
- L’Indicatore Modenese, n. 18/1851 ↩︎